martedì 11 gennaio 2011

Violenza al maschile

Violenza sugli uomini
Nel 2009, 62.700 donne e 39.500 uomini si sono detti vittime di violenza coniugale dove per “violenza” va inteso ogni tipo di violenza. Cifre queste che vanno contro la storia politicamente corretta secondo la quale gli uomini sarebbero sistematicamente i boia e le donne esclusivamente le vittime. Altro luogo comune: gli uomini utilizzerebbero la violenza fisica, le donne i ricatti psicologici. Oggi, invece, capita a molti uomini di esprimere psicologicamente la loro violenza, soprattutto attraverso il silenzio. E l’80% delle donne violente usano ricorrere ad oggetti, stoviglie, coltelli… Durante gli attacchi psicologici, le donne in genere denigrano l’identità sessuale del maschio, la sua virilità, mentre l’uomo violento si limita a voler avere ragione.

Ragazzo umiliato


Ci scrive un ragazzo di Roma
Ciao a tutti,
ho subito parecchie volte violenza fisica da parte della mia ex fidanzata. Ho circa 25 anni (preferisco essere vago) e lei qualche anno in meno. Pochi giorni fa ho subito ancora pugni, graffi, sputi, schiaffi in faccia e ovviamente allusioni negative riferite alla mia famiglia. Sono andato al pronto soccorso e mi hanno dato 8 gg di prognosi

martedì 4 gennaio 2011

Cassazione

MOGLIE 'FORTE' SI PUÒ ANCHE MALTRATTARE

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Le mogli che hanno un carattere «forte» e che non si lasciano «intimorire» dal clima di intimidazione, comprensivo di percosse, al quale le sottopone il marito corrono il rischio di vedere assolto il coniuge dal reato di maltrattamenti proprio per via della fermezza della loro forza d'animo. La Cassazione, infatti, ha annullato la condanna a 8 mesi di reclusione nei confronti di un marito accusato di aver maltrattato la moglie per tre anni. Dinanzi alla Suprema Corte il marito aggressivo ha sostenuto con successo che non si trattava di maltrattamenti in quanto la moglie «non era per nulla intimorita» dal comportamento del coniuge ma solo «scossa, esasperata, molto carica emotivamente». In particolare, Sandro F. (45 anni) era stato condannato in primo grado dal tribunale di Sondrio, nel settembre 2005, e anche la Corte d'appello di Milano, nell'ottobre 2007, lo aveva ritenuto colpevole di maltrattamenti ai danni della moglie Roberta B. condannandolo a 8 mesi di reclusione con le attenuanti generiche. Ad avviso della Corte d'appello «la responsabilità dell'imputato era provata sulla base di sue stesse ammissioni, anche se parziali, e sulla testimonianza di medici, conoscenti e certificati medici, da cui si ricava una condotta abituale di sopraffazioni, violenze e offese umilianti, lesive della integrità fisica e morale» della moglie sottoposta a «continue ingiurie, minacce e percosse». Dinanzi ai Supremi giudici Sandro F. ha sostenuto che non era stata ben considerata la circostanza che sua moglie «per ammissione della stessa di carattere forte, non fosse intimorita dalla condotta del marito». In sostanza secondo l'uomo i giudici avevano «scambiato per sopraffazione esercitata dall'imputato» quello che era solo «un clima di tensione fra coniugi». La Cassazione - con la sentenza 25138 - ha dato ragione a Sandro F. rilevando che non si può considerare come «condotta vessatoria» l'atteggiamento aggressivo non caratterizzato da «abitualità». I fatti «incriminati» in questa vicenda - prosegue la Cassazione - «appaiono risolversi in alcuni limitati episodi di ingiurie, minacce e percosse nell'arco di tre anni (per i quali la moglie ha rimesso la querela), che non rendono di per sè integrato il connotato di abitualità della condotta di sopraffazione» necessaria alla configurazione del reato di maltrattamenti. «Tanto più che - conclude la Cassazione - la condizione psicologica di Roberta B. per nulla intimorita dal comportamento del marito, era solo quella di una persona scossa, esasperata, molto carica emotivamente». Così la condanna a 8 mesi è stata annullata «perchè il fatto non sussiste».